Un vandalismo da analizzare (di Fabrizio Scampoli)

Ricorda alla lontana quella strana voglia dei Futuristi italiani, che auspicavano la distruzione di musei, pinacoteche, biblioteche e luoghi culturali, questa malsana novità che impazza ormai nelle nostre città d’arte e anche in quelle europee: imbrattare con vernici, uova e marmellate statue, chiese, fontane, palazzi e quadri importanti.
Da Goya a Van Gogh, da Monet fino al contemporaneo Cattelan, sono davvero molte le opere d’arte prese di mira dagli attivisti per il clima negli ultimi mesi.
Si tratta, se così si può tentare di spiegare, di una nuova forma di protesta per la difesa dell’ambiente, che si è diffusa nelle principali città europee.

Secondo gli esponenti di questi movimenti non si tratta di vandalismo, ma del grido di allarme di giovani cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vita. Secondo loro, non ce ne faremo nulla dell’arte e dei capolavori su un pianeta che brucia e servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua né cibo.

Se la premessa può essere condivisibile, i mezzi utilizzati in questa lotta sono di certo discutibili ma, temo, anche inadeguati. Ciononostante, nelle scorse settimane, a Milano, gli attivisti di Ultima Generazione hanno messo in campo una serie di azioni di protesta per il clima prendendo di mira le opere d’arte.

Per i sociologi, è importante capire che epoche storiche e periodi differenti utilizzano forme di protesta diverse ma, forse, una chiave di lettura per capire le forme di protesta odierna ha certamente a che fare con il tema del tempo. Musei e luoghi d’arte bersaglio dei giovani attivisti conservano opere immortali, dunque senza tempo. E la protesta si incentra proprio sull’impossibilità di accettare la fine dei nostri tempi, che la crisi climatica reca con sé. Si punta l’indice anche contro l’ideologia della produzione a ogni costo e l’indifferenza morale che la guida. Una specie di guerra, insomma, contro le disuguaglianze sociali e per la salvaguardia del pianeta. Il tema della crisi ambientale è infatti ormai urgente e per questo particolarmente avvertito dai Millenials e dalla generazione Z. Al di là della rabbia e dello sdegno che proviamo davanti a queste inedite forme di protesta, è anche il caso di cominciare a cercare di capire, di interpretare il fenomeno e di ascoltare di più la voce dei giovani. In fondo, il pianeta appartiene più a loro che a noi boomers.

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