ITALIA – Per descrivere la partecipazione al mercato del lavoro vengono sfruttati numerosi indicatori come per esempio il tasso di occupazione. Per avere un’idea chiara della sua composizione è importante anche cercare di capire quali sono i settori con il maggior numero di lavoratori. Lo ha analizzato OpenPolis per il mercato del lavoro europeo e italiano con i nuovi dati Eurostat relativi alla forza lavoro che fanno riferimento al 2022.
La rilevazione dei settori lavorativi è soltanto una delle parti che compongono questa raccolta dati. Il suo scopo è quello di definire un quadro di caratteristiche per poter comprendere meglio sia la composizione dei lavoratori che dei disoccupati e degli inattivi.
Le differenze tra i settori produttivi
Il numero di dipendenti in un determinato segmento produttivo può dare numerose informazioni ma è un dato che va interpretato con cautela. Non per tutti i settori è ad esempio richiesta la stessa intensità lavorativa. In ambiti diversi il fattore produttivo del lavoro incide in modo differente a seconda del costo del lavoro ma anche del tipo di impiego svolto. Incide chiaramente anche quanto un settore è sviluppato rispetto ad altri.
Contestualizzare questi dati richiede attenzione.
Un aspetto complesso da considerare è anche quello del lavoro sommerso, ovvero tutti coloro che sono impiegati in attività legali dal punto di vista giuridico ma esercitano la professione senza contratto. Per questo tipo di stime sono previste delle analisi diverse rispetto alla rilevazione sulla forza lavoro.
197 milioni gli occupati nell’Unione europea nel 2022.
Sono pari al 40% circa della popolazione europea rilevata al primo gennaio 2022. La loro distribuzione nei vari ambiti è però molto disomogenea, con settori che presentano più lavoratori rispetto ad altri.
Considerando tutti i settori, quello che registra il maggior numero di lavoratori è quello delle attività manifatturiere (circa 31,6 milioni) a cui seguono quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (26,7), quello della sanità e dell’assistenza sociale (21,8) e quello dell’istruzione (14,6). I segmenti con meno dipendenti sono invece quelli della fornitura di acqua, delle reti fognarie e dei rifiuti (1,6 milioni), della fornitura dell’energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (1,5), delle estrazioni di minerali (0,54) e delle organizzazioni extraterritoriali (0,15).
In Italia gli occupati registrati nel 2022 sono circa 22,4 milioni. Ci sono però dei settori con più lavoratori registrati rispetto ad altri.
Prendendo in considerazione il mondo del lavoro italiano, i settori che presentano più occupati sono le attività di manifattura con 4,2 milioni di dipendenti e quelle legate al settore del commercio (3 milioni). Si tratta di due settori in cui nel 2020 si contavano rispettivamente circa 367mila e 1,05 milioni di imprese. L’ambito del commercio era inoltre quello che in quell’anno riportava il maggior numero di imprese, seguito da quello delle attività professionali scientifiche e tecniche (circa 786).
Alla manifattura e al commercio seguono il settore sanitario (1,8) e quello dell’istruzione (1,6). Riportano invece meno lavoratori gli ambiti delle attività immobiliari (circa 145mia), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (117mila), dell’estrazione di minerali da cave e miniere (31mila) e delle organizzazioni extraterritoriali (18mila).
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