di Lorenzo Scampoli
Il 24 febbraio 2022 ha segnato l’inizio di un periodo oscuro nella storia contemporanea, con l’invasione russa dell’Ucraina, dopo anni di tensioni. Proprio quella che Putin e le autorità russe hanno definito “operazione militare speciale”, e che sarebbe dovuta andare avanti per poche settimane, è una situazione che ha superato qualsiasi aspettativa in termini di durata. Lo stesso Putin, almeno pubblicamente, due anni fa ha sempre dichiarato che l’operazione sarebbe terminata in poco tempo.
Oggi, due anni dopo, il conflitto continua a insanguinare la terra ucraina e a mettere a dura prova le relazioni internazionali. Mentre i costi umani e materiali continuano a crescere, è giunto il momento per tutte le parti coinvolte di considerare seriamente la via della pace.
L’escalation di queste ultime ore ha portato a una divisione crescente tra l’Occidente e la Russia, con conseguenze che si estendono ben oltre i confini dell’area interessata dallo scontro. Le notizie delle ultime ore fanno emergere la possibile apertura di un nuovo fronte, questa volta in Moldavia. Secondo numerose indiscrezioni, Putin ha intenzione di annunciare all’assemblea federale del 29 febbraio la volontà di riconoscere l’indipendenza della regione filorussa della Transnistria, per poi inviare militari come già fatto nel Donbass.
Le conseguenze economiche, politiche e sociali sono tangibili e dolorosamente evidenti. È fondamentale che entrambe le parti, senza distinzione di ideologia o interesse geopolitico, riconoscano l’urgenza di porre fine a questo ciclo di violenza.
Mentre molti sforzi diplomatici sono stati fatti nel corso degli anni passati, è evidente che non sono stati sufficienti per raggiungere una soluzione duratura. È tempo di un impegno rinnovato da parte sia dell’Occidente che della Russia per riavviare concreti negoziati di pace e lavorare insieme per trovare una risoluzione che tenga conto delle legittime preoccupazioni di entrambe le parti.
Le strade della diplomazia possono essere ardue, specialmente quando i conflitti sono così complessi e radicati. Però è essenziale che tutte le parti coinvolte dimostrino flessibilità e volontà di compromesso per raggiungere una pace giusta, duratura e sostenibile. Questo richiede un dialogo aperto e onesto, nonché la capacità di mettersi nei panni degli altri e comprendere le loro prospettive. Sottolineare questo aspetto è fondamentale. Non è tollerabile che il Presidente USA Biden chiami in causa Putin definendolo un “figlio di putt**a”. Non è allo stesso modo accettabile l’atteggiamento attuale del Cremlino, poco trasparente sulle ultime morti di diversi oppositori e disertori.
L’Ucraina e il suo popolo meritano di vivere in pace e prosperità, liberi dalle minacce esterne e dalla violenza interna. Allo stesso tempo, sia l’Occidente che la Russia hanno interessi legittimi nella regione che devono essere rispettati e affrontati in modo costruttivo. Solo attraverso il dialogo e il rispetto reciproco sarà possibile trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti.
Il tempo per l’azione è adesso. Il mondo guarda con speranza ai leader dell’Occidente e della Russia, affinché dimostrino la loro leadership e la loro determinazione nel perseguire la via della pace.
Non possiamo permetterci di continuare su questa via di distruzione e divisione. Occorre che i leader di tutto il mondo lavorino insieme per un futuro migliore, basato sulla pace, sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Sul serio.
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