MONDO – L’Unione Europea ha compiuto progressi verso una politica di difesa comune, ma rimane divisa sul coinvolgimento militare diretto nei confronti della Russia. Nelle ultime ore sale la tensione: la NATO e gli Stati Uniti continuano a svolgere un ruolo chiave nella sicurezza europea, ma l’UE deve essere pronta a rispondere autonomamente se necessario.
LA SITUAZIONE – Nel 1989, il continente europeo vantava quasi 3,4 milioni di soldati, ma nel 2020 questa cifra era scesa a meno di 2 milioni, principalmente a causa della fine della Guerra fredda. La NATO ha deciso di aumentare la sua Forza di reazione rapida a 300 mila soldati entro il 2022, con 100 mila di questi già dispiegati in Polonia, come confermato recentemente dal vice comandante delle forze armate polacche, Karol Dymanowski. Secondo Statista, nel 2024 la Federazione Russa può contare ancora su 1,3 milioni di soldati, 2 milioni di riservisti e almeno 250 mila paramilitari.
LA LEVA – In risposta alle crescenti preoccupazioni per la sicurezza, alcuni Paesi europei stanno rivedendo le politiche di leva e di servizio militare. Estonia, Lettonia e Lituania hanno mantenuto o reintrodotto la leva per gli uomini, data la loro vicinanza alla Russia e la percezione di essere bersagli potenziali di un’eventuale avanzata russa in Europa. La Finlandia richiede un servizio militare maschile di 6-12 mesi, mentre la Norvegia sceglie ogni anno circa 8 -10mila giovani di entrambi i sessi per il servizio militare dopo una visita obbligatoria a 19 anni. La Svezia ha iniziato nel 2017 a richiamare tutti i maggiorenni per un addestramento, con l’intenzione di arruolare una parte di loro in una riserva militare. La Danimarca ha recentemente proposto di estendere il servizio militare obbligatorio anche alle donne. In Austria, Grecia e nella neutrale Svizzera, invece, non è prevista una leva obbligatoria, ma è possibile esercitare l’obiezione di coscienza e svolgere un servizio alternativo.
IL CAMBIAMENTO – In Repubblica Ceca è stata proposta la reintroduzione del servizio militare o altre forme di reclutamento. La Francia ha abolito la leva militare nel 1997, ma Macron ha istituito il Service National Universel, una formazione di due settimane per adolescenti tra i 15 e i 17 anni, con la possibilità di optare per un addestramento completo. Gli altri paesi dell’UE attualmente non prevedono forme di mobilitazione popolare. Tuttavia, la spesa militare degli Stati europei è aumentata del 13% nel 2022, raggiungendo i 345 miliardi di dollari, soprattutto a seguito della guerra in Ucraina, secondo lo Stockholm Peace Research Institute (SIPRI). La Finlandia, la Lituania, la Svezia e la Polonia sono tra i paesi che hanno aumentato maggiormente la loro spesa militare, rispettivamente del 36%, 27%, 12% e 11%, secondo il SIPRI.
L’ITALIA – La Germania, guidata dal ministro della Difesa Pistorius, sta valutando la sua prontezza militare, considerando insufficienti i 184mila militari di professione nell’esercito. Si discute un modello misto con arruolamenti volontari e obbligatori. Anche in Italia il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone ha sollevato dubbi sulla dimensione delle forze armate, affermando che servirebbero 10mila soldati in più per garantire la sopravvivenza. Cavo Dragone ha sottolineato i cambiamenti nei tempi e nelle minacce, evidenziando la guerra sul fronte est della NATO, i conflitti in corso in Medio Oriente e il potenziale disimpegno degli Stati Uniti dall’Europa. Il nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto , ha escluso la possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria, ribadendo l’importanza di concentrarsi sul numero e sulla qualità dei professionisti formati, anziché su cittadini che svolgono un breve servizio militare .
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