ABRUZZO – Il torrente Rio Verde è a secco: questo lo scenario apocalittico trovato dai volontari di un progetto europeo di Rewilding Apennines qualche giorno fa. Ma l’allarme per il torrente Rio Verde è stato lanciato più volte e urge un serio intervento di Regione Abruzzo ed Enti preposti alla tutela e alla vigilanza per capire le cause del fenomeno che si ripete, purtroppo, sempre più spesso.
In merito ai lavori in via di autorizzazione sul complesso della sorgente Surienze, che alimenta il torrente Rio Verde, il WWF Abruzzo aveva presentato le proprie osservazioni al Comitato Regionale VIA ricordando che il fenomeno della messa in secca del torrente, a differenza di quanto accadeva negli anni ’90 e 2000, avviene sempre più spesso, con cadenza annuale nel 2021, 2022 e per la prima volta anche in inverno nel 2023, come testimonia ogni volta l’assenza consecutiva delle cascate che oltre ad essere un’attrattiva turistica sono un elemento caratterizzante la biodiversità sia animale che vegetale presente nella Riserva. Un esempio su tutti la presenza dell’habitat 7220 *Sorgenti pietrificanti con formazione di tufi (Cratoneurion).
Alle osservazioni è seguito un esposto del Direttore della Riserva di Borrello e il conseguente sequestro del cantiere dei lavori per le opere di captazione.
Per il WWF Abruzzo è necessario avviare una caratterizzazione del torrente Rio Verde per conoscere le dinamiche in atto e le cause di questi ripetuti fenomeni di crisi idrica per escludere eventuali responsabilità dirette dell’uomo e capire se derivanti esclusivamente dai cambiamenti climatici. Di conseguenza, bisogna prendere i necessari provvedimenti al fine di salvaguardare la biodiversità presente e garantire il raggiungimento degli obiettivi delle Direttive europee (Habitat e Direttiva Quadro sulle acque), garantendo lungo il corso del torrente Rio Verde, il Deflusso Ecologico (DE): la portata istantanea minima per garantire il regime idrologico e la tutela ecosistemica.
La Riserva e il Comune di Borrello non possono essere lasciati soli e si chiede in tal senso il supporto della Regione Abruzzo, dell’ARTA e dei Carabinieri forestali.
L’allarme siccità derivante dai cambiamenti climatici in atto vede necessaria una revisione complessiva dell’approccio alla gestione dell’acqua: il razionamento dell’acqua nel Fucino, gli allarmi delle società di gestione che si preparano a chiusure programmate insieme alle immagini inquietanti di sempre più corsi d’acqua in secca sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
E’ necessario attivare una seria mappatura e radiografia del sistema idrografico abruzzese per capire le dinamiche in atto, valutare le portate, monitorare le captazioni e riattivare un sistema di monitoraggio idrografico per avere contezza sui numeri e gestire e prevenire le emergenze, i conflitti e le criticità.
Inaccettabile è anche il notevole spreco della risorsa acqua che si registra nelle perdite delle reti idriche di distribuzione che in alcuni casi arriva a oltre il 50%. In Abruzzo la situazione diventa paradossale quando, a fronte del fatto che in molti comuni viene prevista la razionalizzazione dell’acqua potabile ormai non solo durante i mesi estivi, ma anche in altri periodi dell’anno, si continuano a proporre progetti di nuove captazioni di fiumi anche in aree protette, invece di provvedere, come si dovrebbe, a riparare le reti di distribuzione e a razionalizzare i consumi.
Non agire adesso, e siamo già in ritardo, vorrà dire affrontare crisi peggiori con danni alla biodiversità, all’economia e alla salute umana che non vorremo la nostra Regione dovesse affrontare.
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