TERAMO – Tragedia sfiorata, l’ennesima, in un carcere dell’Abruzzo. Questa mattina all’alba, nel carcere di Teramo, è solamente grazie al tempestivo e professionale intervento della Polizia Penitenziaria che si è impedito a un detenuto di togliersi la vita.
La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE per voce di Giuseppe Pallini, segretario provinciale: “Alle ore 3.50 di stamane, un giovane detenuto teramano che sta scontando la pena per reati di spaccio di stupefacenti, all’interno del bagno della propria cella occupata da altro ristretto, stava preparando il cappio con la cintura dell’accappatoio e legato alle sbarre della finestra. La cosa non è sfuggita all’agente di servizio che prontamente ha lanciato l’allarme. La Sorveglianza Generale, accorsa immediatamente, lo ha fatto desistere dall’insano gesto, accompagnandolo presso l’infermeria”. Pallini prosegue segnalando che “in tale sede il giovane continuava a minacciare di porre fine alla sua vita e il medico lo sottoponeva dapprima a sorveglianza a vista all’interno della cella del reparto infermieristico e successivamente riteneva opportuno farlo visitare dal 118. L’uomo veniva dunque trasferito presso il locale Nosocomio con proposta di TSO ed è attualmente è piantonato nel reparto detentivo dall’ospedale di Teramo”.
Il SAPPE esprime “un vivo apprezzamento al prezioso operato degli agenti della Casa Circondariale di Teramo, grazie ai quali è stata impedita una nuova tragica morte in carcere. Ma torniamo a denunciare ancora una volta la mancanza di operatori sanitari, psicologici e psichiatrici e ribadiamo la necessità di concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare alle carceri abruzzesi”.
Per il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, “questa è la Polizia Penitenziaria, pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti per tutelare la vita dei ristretti. Il Sappe esprime apprezzamento per l’operato svolto ed auspica che venga riconosciuta una ricompensa ai poliziotti intervenuti nel salvare la vita all’uomo. Il dato oggettivo è che la scelta di togliersi la vita è sicuramente originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”, conclude il sindacalista, che rileva infine come “l’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.
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